giovedì, novembre 19

Live from Foppolo, Atto I

Dopo una settimana nella terra dell’amaro più famoso della penisola è forse ora di buttare giù due righe su quello che sta succedendo dall’altra parte dell’Adriatico. E lo faccio dopo aver perso una partita a scacchi di due ore con Miles, il mio compagno di eremitaggio nella Foppolo montenegrina.

I primi giorni sono stati uno scapicollarsi continuo tra Podgorica e Pluzine per riunioni, cene, richieste di documenti. Le due località, pur distanti un centinaio di km, sono separate da 2 ore buone di curve, tornanti, vallate percorse rigorosamente dopo le 4 e mezza di pomeriggio, ossia al buio, senza scorgere null’altro se non i 5 metri illuminati dai fari della nostra Lada 4x4. Una macchina che è il corrispettivo della Ural con quattro ruote, per chi se ne intende. Zero aderenza, lenta sull’asfalto quanto inadatta allo sterrato, lunga e poco maneggevole, angolo di sterzo praticamente inesistente. Un frigo con le ruote.

Contatti con i locali ancora scarsi, la poca dimestichezza con la lingua rappresenta, per ora, un ostacolo difficile da aggirare. Mi sono messo alla ricerca di un insegnante english speaker, cosa non facile, in questa terra dimenticata dai lupi e schifata da pandemie e pestilenze

I primi giorni, si diceva, hanno visto, nell’ordine: martedì, appena arrivato, proiezione di film organizzata dall’ambasciata italiana, con successivo aperitivo con ambasciatore e espatriati vari in terra montenegrina. Mercoledì arrivo a Pluzine, conoscenza col padrone di casa con annesse raccomandazioni di non tenere lo sputa-calore sempre acceso che sennò consuma. Sé.

Da giovedì sera a sabato mattina a Podgorica per i vari impegni con la burocrazia locale, che se la gioca ai punti con quella italiana in quanto a flessibilità delle pratiche e modernità delle strutture. Sabato pomeriggio partenza per il parco di Biogradska. Arrivo a Kolašin dopo 3 ore d’auto schivando rocce sulla strada e rischiando continui fuoripista. Cena a base di zuppa, agnello e patate, una carne che solo la pecora della zia Laura potrebbe far dimenticare. Domenica il programma “passeggiata nel parco” viene accantonato, con mio sommo risentimento, quando il padrone di casa si offre di farci da guida, lui in quad, noi in jeep. Cosa di cui amaramente avrà modo di pentirsi, dovendo aspettarci ad ogni curva più stretta di una parabolica di Monza. E così, dopo altre 3 ore di rally nel parco e 3 per tornare a casa, e la scoperta dell’impianto sputa-calore ko (13 gradi sono un’ottima temperatura per svegliarsi riposato), finisce la prima settimana, qui nell’ex Yugoslavia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Fantastico Robbi....complimenti per il possente ed affidabile mezzo di trasporto!eheheh
A presto robbacchio!

Lo

Arnaldo ha detto...

Hai voluto la bicicletta??? Hihihi
dai rrrr, vedrai che l'inverno balcanico ti temprerà! Già che ci sei potresti anche pigliartela una ural, no? Sai che figata nei tornanti? ;-p
un abbraccio!!