mercoledì, luglio 11

Lettera

Oggi il Facocero, in gara a Rezzato nel lancio del peso, ha scagliato l'attrezzo a 12.65m battendo il suo precedente e annoso personale di 12.07m. Bravo Andy che, nonostante gli infortuni, trova il modo di togliersi delle soddisfazioni. Per stasera vi lasciamo in compagnia di questa lettera arrivata ieri al nostro indirizzo (info@tonicteam.it):
Ciao ragazzi, complimenti per aver lanciato il sasso nello stagno e aver tirato fuori il problema del rapporto allenatore-atleta, un problema che forse da troppo tempo stava serpeggiando subdolamente tra gli atleti. Vorrei raccontarvi la mia vicenda personale da cui ho tratto qualche insegnamento. Quando qualche anno fa mi allenavo seriamente e con risultati "un po'" più convincenti che adesso, c'è stato un momento un po' critico in cui per una serie di motivi non si riusciva a raccogliere in gara il frutto della fatica fatta in allenamento e delle innumerevoli ore passate sul campo. Premetto che io e il mio socio (Chinni) ci allenavamo come due invasati, 7/8 allenamenti a settimana con un masochismo pari a quello del Babbo di quest'inverno, però per qualche motivo i risultati non arrivavano. A questo punto fioccavano le spiegazioni più divertenti: chi pensava che non avessimo la testa per gareggiare (dirigenti e allenatori), chi (noi atleti) si incazzava allenandosi ancora più duramente e cominciando a pensare che forse c'era qualche problema nei programmi e negli allenatori. Sicuramente quando qualcuno comincia a dirti che dopo 1200m corsi alla perfezione a un certo punto "decidi" di rallentare perchè hai smesso di crederci, qualche dubbio sul suo buonsenso ti viene...cazzo cosa sono scemo che decido di finire in 55'' anzichè in 45'' soffrendo per 10 secondi di più? chiunque capisca di mezzofondo sa che ai 300m dalla fine sei stimolato a cambiare il passo anche per far finire prima la fatica: correre l'ultimo 300 in 55 è doloroso tanto quanto correrlo in 45, solo più lungo. Se non aumenti il ritmo è solo perchè non ce la fai...non stiamo parlando di un secondo in più o in meno, dove la deconcentrazione, la paura di provarci o l'insicurezza nei tuoi mezzi può fare la differenza tra un primo e un quarto posto...
Questa dialettica, (non avete la testa / non capite un cazzo voi allenatori) è andata avanti per un po’ fino a quando, dopo l’ennesima gara sottotono (leggi “di merda”), parlandone con altri atleti e con altri tecnici siamo arrivati alla conclusione che probabilmente eravamo in uno stato patologico chiamato appunto "overtraining".
Ecco spiegato perché prima della partenza di ogni gara, mi sentivo stanco, le gambe dolenti e le pulsazioni a 180 bpm dopo ogni allungo(le contavo perchè sentivo letteralmente il cuore in gola), forse non era tensione per la paura della gara, forse c’era sotto qualcos’altro…
Come ne sono venuto fuori? Buttando via il cronometro e correndo sentendo il mio corpo, cercando di correre bene, piano o forte che fosse e poi dormendo tanto e mangiando bene…importantissime entrambe le cose…inutile dire che i risultati sono arrivati di lì a pochi mesi e sono stati di tutto rispetto.
Ma non è questo il punto…Di chi era l’errore? Dell’atleta o dell’allenatore? Ovviamente di entrambi, mancava semplicemente il feedback e la discussione costruttiva. Per discussione non intendo “no Vinch 10 volte i mille sono troppi, facciamone 8” ma “Vinch oggi non mi riesco neanche a muovere, faccio un fartlek e i 10 mille li faccio domani, anzi ne faccio 12” (la voglia di fare fatica prima di tutto...). L’atleta dovrebbe fidarsi ed essere sincero ad esprimere le proprie sensazioni e l’allenatore dovrebbe rendersi conto di chi ha davanti, se un giovane atleta immaturo che non ha voglia di fare fatica o un atleta formato che ha imparato un po’ a conoscersi. Credo che in questo contesto più che mai la comunicazione sia la soluzione per molti problemi. Il fatto che da ogni parte ci sia poi chi è convinto di avere sempre e comunque ragione (non faccio nomi…) e non accetta il dialogo, beh è tutta un’altra storia...
Per quanto riguarda la questione della qualifica di tecnici, secondo me il problema c’è ed è serio ma non riguarda tanto il dilettante quanto il professionista. È assolutamente impensabile che un patrimonio nazionale come un atleta di livello venga messo in mano ad allenatori dilettanti e poco qualificati. In Italia mancano completamente una razionalizzazione e una programmazione scientificamente valida degli allenamenti anche a livello professionistico. Almeno per quanto riguarda il mezzofondo ho visto allenatori utilizzare metodiche di allenamento obsolete e basate più sulla stregoneria che su conoscenze di scienza e fisiologia. Chiediamoci perché Spagna e Portogallo in 10 anni sono arrivati ai massimi livelli del mezzofondo e ci sono italiani che vanno a fare stage di allenamento a Lisbona…i portoghesi sono fisicamente più dotati di noi? Non credo proprio… vivono sugli altipiani? Non credo… cos’hanno in più di noi? Una programmazione scientifica a breve e a lungo termine degli allenamenti e della carriera degli atleti ed un programma “politico” a livello federale che valorizza i giovani anziché mandarli allo sbaraglio allenandoli come professionisti a 15 anni per poi stupirsi di come a 23 non riescano a rispettare le aspettative che avevano creato...
Ma soprattutto ci sono medici e fisiologi sul campo di allenamento (e non solo per il doping). A questo proposito andate a vedere quante pubblicazioni in materia di metodologia e fisiologia dell’allenamento produciamo annualmente in Italia e quante negli altri paesi europei…
Se a questo associamo il fatto che sempre più agli atleti piaccia la bella vita e la serata in discoteca e la sbronza sostituiscano spesso le otto o dieci ore di sonno, abbiamo trovato anche un’altra ragione del nostro successo a livello internazionale. A proposito sapevate che nelle ore di sonno precedenti la mezzanotte il corpo produce una quantità di GH (ormone della crescita, doping naturale) molto maggiore che nelle ore successive e che quindi 8 ore di sonno dalle 23 alle 7 sono più rigeneranti, anzi allenanti, che 10 ore dalle 2 a mezzogiorno?
Forse dipende anche da questi fattori il fatto che il record Italiano più recente nel mezzofondo in pista è del 1990 (17 anni fa…), ma non parliamo tanto delle punte, quanto del fatto i più forti mezzofondisti di adesso sarebbero quarti o quinti in graduatoria se virtualmente gareggiassero con i migliori italiani di 15anni fa. È come se la Bravo 1500tdci del 2007 non riuscisse a tenere il ritmo di una Ritmo Abarth del 1987, c’è qualcosa che non va…
Come spesso succede in Italia, il mondo va avanti e noi stiamo fermi a illuderci che i successi ottenuti dureranno per sempre…
Troppo prolisso lo so…
‘notte
Zumba

25 commenti:

Anonimo ha detto...

Amen Zumba!
Riguardo al discorso "tecnici preparati per giovani atleti talentuosi" (dal pezzo del post con "È assolutamente impensabile che un patrimonio nazionale come un atleta di livello venga messo in mano ad allenatori dilettanti e poco qualificati"), il problema per me è che spesso molti tecnici non all'altezza vengano colpiti dalla sindorme della "luce riflessa", a causa della quale si autoconvincono che non trattengono il proprio atleta per sentirsi fighi loro, bensì per il suo bene... col risultato che il giovane forte (quello della serie "questo qua lo facevo andare forte pure io", per intenderci), quando la crescita fisica dovrebbe essere sostituita da un allenamento metodico, scientifico e di alto livello (che il succitato ed ipotetico tecnico non è in grado di impostare) per consentire l'aspettato sviluppo, invece si ferma e magari nel giro di poco smette, deluso dall'assenza di risultati e magari pure sentendosi in colpa. E stai sicuro che 99 su 100 l'allenatore non dirà "ho fatto una cazzata, se me ne ricapita un altro così, arrivato ad un certo punto lo passo ad un altro più preparato", bensì cose del tipo "eh, si, non aveva la testa" oppure "sembrava dovesse fare benissimo ed invece è rimasto un po' fermo" ecc ecc
Umiltà gente, da una parte e dall'altra... Parafrasando la saggezza popolare: "per quanto tu sia bravo, prima o poi ci sarà sempre qualcuno più bravo di te". E non c'è nessuna vergogna nell'ammetterlo, solo maturità e coraggio... Il farsi da parte se serve è la massima dimostrazione di come l'atleta sia messo al primo posto...
Ciao a tutti!
Arnaldo

Anonimo ha detto...

Credo che siano inutili altri commenti.Bravo Zumba e bravo Arnaldo,finalmente sento discorsi intelligenti e maturi.Non posso che essere più daccordo.
Un bacione.
Tia.

Anonimo ha detto...

Grande Zumba...finalmente qualcuno che dice qualcosa di concreto dopo tante chiacchere sterili....
Mitico!

Bella!

Lo

Il_Matto ha detto...

Ale, mi spiace di doverti rispondere pubblicamente, ma pubblicamente il guanto e' stato lanciato.

Premetto che io e il mio socio (Chinni) ci allenavamo come due invasati, 7/8 allenamenti a settimana con un masochismo pari a quello del Babbo di quest'inverno, però per qualche motivo i risultati non arrivavano.

Quali risultati, Ale?
Ci allenavamo ugualmente da Allievi/ junior, con risultati assai differenti.
Chi ti dice che 3'55" sia mai stato migliorabile, per il tuo fisico?
E chi diche che non sia PROPRIO la qualita' dell'allenamento che ti e' stato programmato a fartelo ottenere, ove con un allenamento diverso non saresti magari mai sceso a 4' netti?
Mi insegni che la fisiologia cambia di individuo in individuo, per qualita' ed efficienza.
Eccone una prova lampante, anziche' no.
6x1000 a 3', con 2 o 3' di recupero, in inverno, sull'erba intorno alla pista, da allievo, ed in compagnia.
8km di medio a 3'20" (ricordi che facevi un mille si un mille no per darmi una mano, intorno al garden?), tra allievo e junior.
15'50" nei 5km di corto veloce, sempre da allievo.
Senza portarsi scienza alcuna nell'allenamento, in modo palese.
Alza il culo e corri, a me venivano quei tempi li'.
Sono certo che il mio allenatore sapesse perfettamente cosa stesse facendo a me, in termini di allenamento, di produzione di fatica e lattato, etc.
Dici che scienza non ce n'e'?
Bene, io e tal Giuseppe Maffei, SEMPRE da allievi, facemmo un test con il Dottor Emanuele Oliva, test organizzato e pagato dal CRL, per la verifica della soglia aerobica.
QUINDICI anni fa, i due atleti piu' promettenti in regione, per rapporto allenamenti/risultati(c'era chi andava MOLTO piu' forte di noi, ma che faceva il triplo del lavoro in allenamento, ergo usando quel "doping" non farmaceutico che maschera le reali capacita', specie nell'eta' dello sviluppo), furono analizzati.
Su quel campo, a Como, c'erano un certo Danzi (ora responsabile nazionale del settore mezzofondo), un certo Leggieri(questo lo conosciamo), un certo Maffei(record italiano no, ma 8'11" sulle siepi, nel '99, l'ha pur fatto, assieme a due olimpiadi), ed il quarto incomodo (un cretino che ammette di avere la stessa consistenza psicologica di una farfalla, dentro e fuori una pista).
Allora, un computer collegato ad un atleta tramite cardiofrequenzimetro era innovativo.
MOLTO innovativo.
Certo, il crl non invitava allievi da 4'45" nei 1500.
E tutt'ora, credo sia un pochino fuor di discussione, il giro della nazionale utilizza con efficacia strumenti e metodologie di allenamento all'avanguardia (esempio? MoCap per saltatori, per citarne uno), solo che, come e' poi giusto che sia, le riserva per coloro che siedono comodi all'apice delle rispettive specialita', non per l'universo mondo di pretendenti atleti professionisti.
Purtroppo, o per fortuna, in atletica parlano i tempi. Solo, ed esclusivamente, quelli.

...parlandone con altri atleti e con altri tecnici siamo arrivati alla conclusione che probabilmente eravamo in uno stato patologico chiamato appunto "overtraining". Cioe', in parole povere, hai chiesto consiglio ad altri che nel tuo sistema logico di valutazione ne capiscono comunque poco od un cazzo.Ergo, tante opinioni date col culo si sono assommate ad una ineluttabile verita'. Mi sfugge, e parecchio, quale sia la reale validita' del percorso da te intrapreso per raggiungere il risultato d'essere sotto regime di overtraining.

Ecco spiegato perché prima della partenza di ogni gara, mi sentivo stanco, le gambe dolenti e le pulsazioni a 180 bpm dopo ogni allungo(le contavo perchè sentivo letteralmente il cuore in gola), forse non era tensione per la paura della gara, forse c’era sotto qualcos’altro…
Come ne sono venuto fuori? Buttando via il cronometro e correndo sentendo il mio corpo, cercando di correre bene, piano o forte che fosse e poi dormendo tanto e mangiando bene…importantissime entrambe le cose…inutile dire che i risultati sono arrivati di lì a pochi mesi e sono stati di tutto rispetto.

La mia esperienza e' analoga, ma curiosamente ne traggo delle risposte diverse.
Ho corso gare dove potevo vincere, e sono arrivato assai dietro.
Pulsazioni alte prima della partenza, gambe vuote, pressione su me stesso altissima, da DENTRO, non certo imposta dall'esterno.
Feci "pop!", un giro con gli altri, e poi remi in barca e tirai ad arrivare in fondo in qualche modo.
Feci gare, invece, dove prima di partire sentivo si le gambe vuote, ed un pelo di adrenalina, ma in realta' non dovevo vincere alcunche', ne ottenere chissa' quale risultato.
Miracolo dei miracoli, in alcune di quelle "garette" arrivarono i miei record.
E poi, feci gare dove dovevo vincere od ottenere il "tempone": partii, controllai e vinsi, od ottenni il mio minimo o record, come da copione.
Leggieri che gioca alla roulette con me?
Ma non penso proprio.
L'allenamento era sempre programmato a puntino, tipicamente di CICLO in ciclo (leggi dalle due settimane, ai tre mesi, a seconda che fosse un inverno, o una temporizzazione prima di una gara importante e dopo un minimo fatto per il rotto della cuffia), per carichi e scarichi.
Io per natura cerco il confronto, sempre e comunque (dici che si vede?), fuori dai denti.
Odio i giri di parole ed il qualunquismo banale.
Ergo pongo domande precise, insistenti ove necessario.
ROMPO I COGLIONI, in tre parole, finche' non ottengo una risposta che mi soddisfi, fosse anche un "vai a cagare."
C'est la Vie.
Come atleta, come CG Artist (il mio mestiere), ho compiti precisi.
Non tutte le domande hanno una risposta a me comprensibile, o che a me possa necessariamente giovare.
L'altro ha il diritto di essere esaustivo o criptico, un poco come gli gira.
Forse Leggieri non e' ciarliero quanto qualcuno lo vorrebbe, ma IO il feedback necessario l'ho sempre avuto, perche' l'ho sempre cercato.
La famigerata "testa" io l'ho sempre vissuta come IL dettaglio che fa la differenza in gara.
Ed e' al 90% responsabilita' dell'atleta.
Se chiudi in 55" anziche' in 45", forse hai fatto passaggi a strappo che finisci col pagare,o sei passato piano, senti di non arrivare a rifare la tua miglior prestazione e ti scori quel poco che basta per cedere nervosamente al momento dell'insorgere della fatica massima.
Certo che costa la stessa fatica chiudere in 45" o in 55", non e' una novita'.
E' che se tutti potessero chiudere un 1500 in 37" sugli ultimi 300, la top 30 mondiale sarebbe ben piu' affollata di quanto non sia ora.

Per quanto riguarda la questione della qualifica di tecnici, secondo me il problema c’è ed è serio ma non riguarda tanto il dilettante quanto il professionista. È assolutamente impensabile che un patrimonio nazionale come un atleta di livello venga messo in mano ad allenatori dilettanti e poco qualificati. In Italia mancano completamente una razionalizzazione e una programmazione scientificamente valida degli allenamenti anche a livello professionistico. Almeno per quanto riguarda il mezzofondo ho visto allenatori utilizzare metodiche di allenamento obsolete e basate più sulla stregoneria che su conoscenze di scienza e fisiologia. Chiediamoci perché Spagna e Portogallo in 10 anni sono arrivati ai massimi livelli del mezzofondo e ci sono italiani che vanno a fare stage di allenamento a Lisbona…i portoghesi sono fisicamente più dotati di noi? Non credo proprio… vivono sugli altipiani? Non credo… cos’hanno in più di noi? Una programmazione scientifica a breve e a lungo termine degli allenamenti e della carriera degli atleti ed un programma “politico” a livello federale che valorizza i giovani anziché mandarli allo sbaraglio allenandoli come professionisti a 15 anni per poi stupirsi di come a 23 non riescano a rispettare le aspettative che avevano creato...
Questa e' una di quelle affermazioni che ritengo qualunquiste e banali.
Sfogliando le top 30 mondiali, di atleti spagnoli e portoghesi se ne vedono uno per specialita', ad andare bene, ed uno solo, il loro 1500metrista di punta, ha un risultato migliore di quello di Genny Di Napoli (il famoso record italiano del 1990), mentre tra 800 e 5000 siamo decisamente messi meglio noi come records.
Purtroppo, di Antibo, Panetta, Di Napoli, non ne nasce uno all'anno, e quelli che ci sono, nell'italietta del calcio, son persi prima d'essere presi.
Solo che credo sia una questione piu' dovuta allo strapotere del sistema calcistico, che paventa somme di denaro ai "migliori" che sono amorali e fuori dalla ragionevolezza, che non per una mancata qualita' di base del sistema atletica.
Mi pare che nemmeno una nazione come L'inghilterra abbia record recenti nel mezzofondo.
Correre un 1500 intorno ai 3'30" o un 800 in meno di 1'42" e' al limite dell'umanamente possibile.
Capita poco, se capita del tutto.
Eppure entrambi quei records sono stati battuti, a livello mondiale.
L'UK "ciuccia" quanto noi?
Ma non direi, visto che ad esempio nel settore femminile (dove per ragioni varie pare esserci piu' margine) vantano una campionessa olimpica nei 1500.
Che pero' ha meta' dei geni di colore scuro...
Ritorniamo di nuovo al problema del talento di base, insito nella genetica della persona.
Quello e' il limite, per buono che sia l'allenamento, con cui ognuno deve fare i conti.
ANCHE quando ci si dopa, si sposta solo di poco quel che madre natura ha regalato a ciascuno di noi.
D'altra parte, il record del mondo dei 1500 e' "solo" a 3'26".
Mi domando perche' non a 3'10"...

A questo proposito andate a vedere quante pubblicazioni in materia di metodologia e fisiologia dell’allenamento produciamo annualmente in Italia e quante negli altri paesi europei…
Hai provato con Google?
"metodologia e fisiologia dell’allenamento" restituisce oltre dieci pagine di risultati.
Abbiamo DIVERSE universita' in italia che tengono corsi a riguardo, Sara Simeoni, per citarne una famosa, e' una dei docenti in uno dei corsi.
Pubblicazioni, dici?
Riprova con Google.

Forse dipende anche da questi fattori il fatto che il record Italiano più recente nel mezzofondo in pista è del 1990 (17 anni fa…), ma non parliamo tanto delle punte, quanto del fatto i più forti mezzofondisti di adesso sarebbero quarti o quinti in graduatoria se virtualmente gareggiassero con i migliori italiani di 15anni fa.
Il record del mondo degli 800 metri di Seb Coe e' durato cosa, Vent'anni? Gli allenatori come Peter Coe non ci sono piu'.
Proprio come le mezze stagioni...
Negli 800, Longo fece il record italiano elettrico (meglio, 7 centesimi piu' alto del manuale di Fiasconaro, nel 2000.
Oggi con quel tempo sarebbe primo al mondo, mentre e' 25esimo con la sua prestazione di quest'anno (classifice IAAF), due centesimi dietro all'unico spagnolo.
Obrist e' a soli 3 secondi dal record di Di Napoli, con prestazione del 2002.
Di Napoli stesso sarebbe solo 19esimo quest'anno nelle graduatorie mondiali.
Nei 5000, per quanto lontani dai 13'05"/06" di Panetta ed Antibo, Zanon, Baldini, Vincenti e Battocletti hanno decisamente rimpinguato tempi tra i 13'20" e i 13'25" negli anni tra il 1995 ed il 2000.
Sulle Siepi, Maffei e Di Pardo hanno ottenuto la terza e sesta prestazione di sempre, assai a ridosso del record italiano il primo (3 secondi scarsi) e sei secondi piu' in la' il secondo.
Maffei sarebbe Dodicesimo al mondo, quest'anno, in mezzo ai due spagnoli di punta, Di Pardo 26esimo, davanti all'altro spagnolo.
Allenamenti di cazzo, meno doping, o semplicemente limiti umani e cicli?
Mi sembri troppo deciso nella scelta del cattivo allenamento come causa prima: vorrei vedere dei dati inequivocabili a riguardo, mentre le graduatorie internazionali mi dicono ben poco.
Salvo che forse, in un settore ormai dominato dall'africa, la spagna e' piu' vicina di noi al continente nero, ed ha un maggiore influsso/mix di geni dallo stesso, di quanto non ne abbiamo noi.

È come se la Bravo 1500tdci del 2007 non riuscisse a tenere il ritmo di una Ritmo Abarth del 1987, c’è qualcosa che non va…
Il pilota, anziche' il progettista/collaudatore?

Tuo,
Lele

Anonimo ha detto...

non voglio addentrarmi in un campo non mio ( e vincenzo lo sa bene)
per me dopo le 2 curve l'atletica è pressochè sconosciuta
comunque posso dire che per quanto riguarda il 1/2fondo mi pare si sia, nella maggioranza dei casi, troppo ancorati a vecchie metodiche di allenamento
la mia esperienza come tecnico dei salti nella struttura del crl mi ha fatto notare che, almeno a livello giovanile, in regione, vige sempre la regola del lavoro che paga
e giù ripetute su ripetute
però buona parte dei giovani atleti ha scarse capacità coordinative, piedi che sono poco più reattivi di ferri da stiro e azioni tecniche di corsa a dir poco obsolete
nei salti abbiamo mutuato esercitazioni compatibili da tutte le altre specialità dell'atletica (compresa la marcia)ed anche al di fuori di essa
da quello che si vede ai raduni direi che chi si occupa di corsa prolungata difficilmente si chiede se e con quali mezzi è possibile migliorare la tecnica di corsa dei propri allievi
e migliorare questo aspetto fondamentale vuol dire risparmiare energia ergo...........
personalmente "spreco" dai 30 ai 60' ogni allenamento per curare attraverso le andature e gli esercizi specifici per i piedi, la tecnica di corsa e di salto dei miei atleti
tra gli altri negli ultimi due anni ho avuto modo di allenare un velocista (100/200/400)che prima era allievo di un allenatore di 1/2 fondo
jacopo, ora al secondo anno juniores era uno di quelli che facevano i km ed i suoi personali valevano 12.20/25.19/56.39
dopo questi 2 anni di andature varie, piedi in sabbia, balzi e corsa balzata a scapito di una parte di ripetute di corsa è arrivato a 11.20/22.34/50.8
è chiaro che parte importante di ciò va fatta risalire allo sviluppo fisico naturale ma sono convinto che la miglior tecnica ha pagato eccome
relativamente al discorso sulla preparazione dei tecnici faccio notare che da noi non esistono le prerogative ed i progetti che altri paesi adottano per la formazione degli allenatori
e non parliamo degli incentivi!
con questo non voglio cercare comprensione per la categoria voglio solo dire che la situazione è difficile
e che qualcuno viva di luce riflessa è umano, se l'unico ritorno che si può avere è questo
d'altro canto la superspecializzazione del tecnico a volte ha dei lati negativi
durante il corso di specializzazione sui salti ho "subìto" alcune lezioni di petrov
il signore sostiene che se un cadetto non salta almeno 5m è inutile allenarlo per il salto con l'asta
la sua delirante tabella prevede che a 21/22 anni l'astista debba arrivare a 6.30!!!!!!!
quando gli abbiamo fatto notare che il record del mondo era decisamente inferiore ci ha risposto che in fondo basta trovare un atleta + alto + forte +veloce di bubka e il gioco è fatto
(meglio se ricco, biondo, occhi azzurri)
prima dell'avvento di questo signore avevamo una 15na di astisti di medio valore (5.50 fino a 5.75)
adesso ne abbiamo uno squalificato per doping
con questo non voglio dire cmq che dovette accettare tutto da noi tecnici
ma cerchiamo di avere più dialogo possibile per crescere insieme
madonna come sono prolisso
un abbraccio a tutti
chicco

Fabione ha detto...

ciao chicco, grazie per il commento!!
Grazie a te almeno abbiamo anche la controparte che risponde,
perchè stava diventando una conversazione tra "atleti".
Un abbraccio
Fabio

Anonimo ha detto...

ciao fabione
penso che dovreste pubblicizzare un po di più questo "angolo"
può diventare uno strumento utilissimo di confronto anche per altri tecnici non necessariamente pro.
confronto da sviluppare sia tra atleta ed atleta come avete fatto finora ma anche tra atleti ed allenatori e tra questi ultimi.
è sicuramente inusuale per la mia generazione discutere su un blog
ma se ci provo io all'alba dei 50 penso possano farlo altri coaches anche più giovani di me
grazie ancora per l'ospitalità
ciao chicco

Cello ha detto...

Sposo la teoria di chicco. Meno correre più curare gli aspetti "trascurati" quali piedi, andature e tecnica di corsa. Non entro nel merito della discussione sul mezzofonfo perchè non ne capisco niente. E con lo scarico come la mettiamo?

Anonimo ha detto...

bella domanda
per quanto mi riguarda con i 4/5 allenamenti settimanali che facciamo, peraltro basati sull'aspetto tecnico, non ci poniamo proprio il problema.
ogni tanto facciamo qualcosa meno ma più che altro per stress da fattori esterni quali studio o lavoro
certo per i corridori è un po diverso................
chicco
p.s. visto adesso il saltatore infilzato dal giavellotto di pittkameki
impressionante

Il_Matto ha detto...

Posso sempre solo riportare la mia passata esperienza, assieme a qualcosa della -tentativa- odierna.
Ci sono lavori, nel mezzofondo, che sono semplicemente inevitabili.
Fondi medii, lunghi lenti, corti veloci, lavori a velocita' variata/recupero attivo, etc.
La potenza aerobica si fa con TANTA corsa, o con l'EPO, e TANTA corsa :)
Quanta, e' chiaro, dipendera' poi dalla tipologia del mezzofondista o, non vorrei mai per me stesso, fondista (Chiedete a Zumba che lavori faceva quest'inverno nella preparazione della maratona).
Certi lavori, comunque possono decisamente essere configurati come semi-scarico: 30-40 minuti di corsa a 4' al mille sono alla portata di qualunque mezzofondista, non sono stancanti per i piu' (non si "sta sulle gambe" troppo a lungo), decisamente non producono acido lattico, ma aiutano il recupero, la vascolarizzazione, e la detossificazione, oltre che apportare un beneficio psicologico (meglio, chiaro, se corsi in un parco, anziche' su strade trafficate, ed in compagnia).
Per altro, il mio primo anno al campo di Cernusco sotto la guida di Vinc - da maggio '90, se non ricordo male, mi porto' da 10' a 9' sui tremila nello spazio di 5 mesi.
Piu' dei lavori in pista -che sicuramente ci furono-, ho un ricordo nettissimo della gran quantita' di andature sull'erba.
Essendo al tempo solo un 14enne, quei gesti mi sono rimasti indelebilmente inscritti nel cervello,e nonostante oggi abbia piu' del doppio degli anni, e un fisico certamente non migliore rispetto ad allora, trovo poca difficolta' psico-motoria ad effettuarne alcuni di quelli imparati allora, mentre sono una chiavica completa ad effettuare esercizi "nuovi".
In conclusione, rispetto ad un velocista o saltatore, mi pare che un mezzofondista abbia qualche opzione in piu' per allenarsi a regimi piu' blandi, pur aggiungendo una pagina al diario di allenamento ogni giorno e almeno per quanto mi riguarda, le andature e l'affinamento della tecnica di corsa non sono affatto sconosciute, bensi' parte integrante del percorso di costruzione e crescita (oggi, ahime', recupero)come atleta.

Lele

Anonimo ha detto...

Due cose x lele:
1) direi che a prescindere da quanto vadano forte, la top 30 mondiale sarà sempre affolata uguale (ad occhio direi 30 persone... ;-] )
2) a prescindere dalle tue esperienze personali riguardo a tecnica di corsa, andature ecc, io ti dico che ho fatto una marea di raduni, sempre con i mezzofondisti (non so perché mettessero sempre i lanciatori coi mezzofondisti, forse per mantenere costante il peso medio sul pullman rispetto a velocità + salti!) e tutto quello che ricordo facessero, sono delle gran corse, al massimo con qualche test, mai che facessero tecnica di corsa, di postura o altro. E diversi ne avrebbero avuto un gran bisogno...
Io penso che non si possa/debba essere assolutisti né contro né a favore di un metodo di allenamento o di un "sistema". Di sicuro non era tutto sbagliato quando zumba & co non andavano come speravano, di sicuro non era tutto giusto quando tu comunque andavi forte. La perfezione non è umana...
Ciao a tutti!
Arnaldo

Il_Matto ha detto...

Arnie, vorrei sperare che ai raduni NON si faccia tecnica di corsa.
Essendo cosa assai delicata, meglio sarebbe lasciare la metodologia e la responsabilita' della stessa all'allenatore.
Ovvio preferire tests e corsa in un raduno da uno o due giorni: non si pretende di cambiare l'impostazione di corsa di un atleta nell'arco di 48 ore.
Se TUTTI potessero chiudere in 37" un millecinque, TUTTI sarebbero nella top 30, possibilmente a tempi pari ed al numero 1.
Giochino lessicale, non svista. ;)
Se chiudi, pero' con un commento tipo "la perfezione non e' di questo mondo" allora tanto vale evitare di discutere -o allenarsi- del tutto.
La perfezione sia e rimanga irraggiungibile, cercare d'ottenerla e' e rimane doveroso.
E sono sicuro che c'era - e c'e', mi par di riscontrare dai risultati di qualche suo atleta- piu' di giusto che di sbagliato in quel che il mio allenatore propone come metodo, tempi e priorita' di lavoro per ciclo.
Forse non per qualsiasi atleta allo stesso modo, dipendentemente dalle qualita' umane, comunicative e fisiche di ciascuno, ma lui e' li', il suo 50% a disposizione.

Lele

Anonimo ha detto...

tanta tanta tanta corsa
da anni il 1/2fondo non produce niente di buono
ai raduni giovanili E' il caso di fare tecnica di corsa, e se ci fossero i tecnici presenti sarebbe ancora meglio!
dopo quasi 30 anni di esperienza sul campo ti posso assicurare cdhe di tecnici capaci di insegnare a correre ce ne sono ben pochi
provare a cambiare metodologia a livello giovanile potrebbe essere una strada non credi?
e invece a 12/15 anni via ripetute su ripetute e km su km a ragazzini che fanno le scintille a terra con il culo da quanto corrono male
continuiamoo così, facciamoci del male
anzi fatevi del male
chicco

Anonimo ha detto...

I raduni a cui mi riferisco erano di una settimana, non di due giorni! E secondo me è soprattutto in situazioni del genere che i tecnici presenti - non necessariamente migliori dei proprio, ma se sono lì vuol dire che sono considerati validi - dovrebbero intervenire sui punti in cui si riscontrino carenze! Cioé, secondo me fare un raduno di una settimana in cui corri e basta NON SERVE A UN CAZZO, quello lo puoi fare anche a casa! Mentre se hai una tecnica di corsa sbagliata, evidentemente non viene corretta a sufficienza negli allenamenti casalinghi (e comunque ti assicuro in quanto specialista di una prova molto tecnica, che a volte l'occhio di un altro allenatore vede difetti che quello del tuo magari non vede, e viceversa, ed è quindi molto utile per ottimizzare il gesto!) e quindi mi sembra giusto correggerla, anche "a costo" di non fare né un medio né una ripetuta per tutta la durata del ritiro.
Alla fine centri una cosa molto corretta: non per tutti è lo stesso! Quello che intendo io è che non esiste l'allenamento perfetto, per quanto buono possa essere.
Ho capito cosa intendi riguardo ai Top, ma persisto nel ritenere che i primi 30 sarebbero comunque 30, sia che siano tutti e 30 da 3'26"00 a 3'27"00, sia che siano sparsi in un minuto! ;-)))))
Bella!
Arnaldo

Il_Matto ha detto...

Chicco, al campo di Cernusco i mezzofondisti per tutto l'inverno fanno ostacolini ed andature una volta a settimana, ed andature prima di ogni allenamento, anche d'estate.
Rimane del tutto da dimostrare, specie nel mezzofondo, QUANTA correzione si debba effettuare su un atleta.
Mi spiego: e' ampiamente dimostrato che l'economia di corsa e la bellezza di corsa non necessariamente coincidono.
Se era bello e forte Seb Coe, era decisamente meno bello Morceli, un aborto da vedere Ngugi, e abbastanza bruttino anche Longo.
Eppure i primi tre hanno ottenuto record del mondo e titoli mondiali ed olimpici dagli 800 ai 10000.
Forse che forse, la potenza aerobica e la capacita' di soffrire sono ancora piu' chiave della qualita' di corsa in se'.
Detto questo, e' certo che migliorare l'efficienza della corsa e' doveroso e necessario.

Lele

Cello ha detto...

Io, come al solito, sposo l'idea di Chicco. Non impostare la tecnica di corsa è come avere una macchina a cui manca una ruota e pretendere di farla andare forte elaborando il motore. Per quanto riguarda le andaturine e gli ostacolini dei mezzofondisti di Cernusco, la mia opinione strettamente personale, soggettiva e dereferenziata è che, fatte in quel mondo, non servano presschè a nulla.

Anonimo ha detto...

caro lele è chiaro che quando parlo dei raduni cui partecipo come tecnico dei salti intendo quelli rivolti agli atleti deelle categorie da cadetti ed allievi
sul fatto che la quantità di corsa per un atleta evoluto, sia egli più o meno dotato, è determinante siamo perfettamente d'accordo
e dal punto di vista tecnico è anche più difficile riuscire nella correzione di errori eventuali di impostazione tecnica
però, ed entriamo nel campo della pura ipotesi, chi ci dice che lo stesso atleta non avrebbe potuto ottenere risultati avendo curato in precedenza l'aspetto tecnico della corsa?
ovviamente commisurandolo alle sue caratteristiche
anche io adatto il salto ai miei atleti e non viceversa, partendo però da un modello tecnico che ritengo valido
un abbraccio ora vado nell'oltrepo
ci rileggiamo lunedi
ciao chicco

Anonimo ha detto...

inizio col ribattere ad alcune affermazioni di lele giusto per non passare x qualunquista come potrebe sembrare da una lettura superficiale della mia lettera iniziale. Ovviamente non per entrare in sterile polemica ma per spiegarmi meglio.
Quando intendo che i risultati non arrivavano non voglio dire che si continuava a correre in 3'55'' ma che rispetto agli anni precedenti si peggiorava di 5 secondi...e anche rispettto alle indoor dello stesso inverno. Non è normale. Il problema non era certo del tecnico ma ho anche sottolineato che NOI esageravamo nell'allenarci troppo...poi "per un periodo" è mancato il feedback e il danno è diventato difficile da riparare fino a quando il problema non è stato fortuitamente (attraverso chiacchiere e consigli "da spogliatoio" affrontato da un altro punto di vista (come spesso succede la soluzione arriva affrontando il problema in modo diverso.
Io sono d'accordissimo sulla responsabilità degli atleti (50%) e sono convinto che se non arriva il risultato il problema è del "sistema allenatore-atleta" nel suo complesso.
C'è una cosa importante che forse stiamo perdendo di vista e che ci porta a generalizzare e a perdere di vista la realtà di cui stiamo discutendo: bisogna differenziare tra noi atleti dilettanti ed i professionisti.
Nessuno di noi può pretendere di essere seguito professionalmente se per primo non è in grado (non per colpa ma per contingenza) di garantire al proprio tecnico una vita atleticamente integerrima (doppi allenamenti quotidiani, vita regolare, assenza di "distrazioni" quali il lavoro e altri impegni sociali) mentre un professionista DEVE essere seguito professionalmente da tecnici adeguatamente preparati.
Su una cosa sono intransigente ed entro volentieri in polemica però, caro lele non raccontiamoci la minchiata che il mezzofondo italiano va a gonfie vele e che se ci sono problemi sono dovuti al fatto che mancano i super-talenti che sono capitati negli anni '80-90... attualmente facciamo ridere e non solo perchè mancano i cromosomi giusti (spagna e sicilia hanno lo stesso identico imbastardimento genetico)ma anche e soprattutto perchè i telenti non vengono valorizzati...anche ma non solo per lo strapotere del calcio...

zumba

Anonimo ha detto...

PS aggiungo un commento sul dialogo "correre vs tecnica" riallacciandomi al discorso sulla necessità di differenziare tra professionisti e dilettanti.
Per il mezzofondista dilettante che fa 7 allenamenti a settimana sarebbe controproducente fare due o tre sedute di tecnica a discapito di altrettanti allenamenti di corsa (ovviamente a meno che ogni seduta di allenamento non duri 5 ore, ma a quel punto non è più dilettantismo). Ovvio poi che anche il correre a diversi ritmi è esso stesso un esercizio di tecnica, così come lo stare sulle gambe per ore e ore di corsa...
Per un professionista che però fa 14 sedute è ovvio che l'allenamento della tecnica di corsa può costituire un "in più" che farebbe crescere il livello dell'atleta senza andare a discapito del kmtraggio totale corso in settimana. Anzi, visto che oltre una certa quantità i km possono essere controproducenti (e parlo di numeri superiori ai 200-220km a settimana per un miler), la tecnica di corsa, il potenziamento, i balzi, ecc, sono una giusta e dovuta integrazione al lavoro specifico.
C'è una terza figura di atleta che deve essere presa in considerazione: il bambino, ma qui l'importanza della tecnica e del miglioramento dell'intelligenza motoria credo che sia scontata...Ovviamente il metodo migliore sarebbe sostituire la "play station" con il "supertele" o il "tango" o con una sana cultura del movimento che non può essere fatta nè a scuola nè con due ore di sport a settimana ma con un continuo esercizio ludico-sportivo quotidiano.

ciao belli

zumba

Anonimo ha detto...

vero zumba concordo pienamente
ciao chicco

Il_Matto ha detto...

Bella, Ale, aspettavo la risposta.

A gonfie vele, forse no.
Vero e' che la cima rimane sufficientemente competitiva, mentre e' la base che si assottiglia e sparisce.
E secondo me hai proprio menzionato la ragione: L'"MTV Culture".
Fatta di Tv, playstation, SMS ed italiano rabberciato nell'instant messaging (nn sn trp cntnt).
Questi sono solo alcuni degli aspetti che contribuiscono a diminuire un ingrediente fondamentale per competere ad alti livelli: la FAME.
Stiamo semplicemente prendendo la rotta dei bianchi d'america, visto che quella e' la (sub)cultura che e' egemone qui, dai films di John Wayne in poi.
Piove? Ma sto in casa a farmi un giochino alla playstation, il mio cervello produrra' dopamina lo stesso, me ne vado a nanna tranquillo.
Non e' un caso che negli states il movimento dell'atletica leggera sia da anni rivolvente intorno ai neri, al solito i piu' "affamati" di successi, perche' in larga maggioranza i meno abbienti nella vita quotidiana. Genetica, ma non solo.
Stesso discorso vale per spagna ed italia.
Chiedi ad un qualunque emigrante (io chiedevo spesso in UK) che sia passato per l'italia cosa pensa di noi.
Siamo considerati i piu' razzisti, quelli che meno sanno integrare, quelli con la peggiore cultura dell'accettazione in Europa, se con i controlli piu' risibili alle frontiere.
"Sono passato per l'italia, ma ho voluto rimanerci il meno possibile. Invivibile."
CPT a dimostrazione di quel che avviene a molti di quelli che arrivano in Sicilia.
Ora, riponi le stesse domande riguardo la Spagna, e ti sentirai dare risposte diametralmente opposte:l'integrazione socio-culturale c'e', e' presente e viva.
E non centra la politica, per se'.
Centra la presenza o meno di una cultura dell'accoglienza.
L'immigrazione c'e' anche da noi, tanta.
E' che e' sommersa, ghettizzata, evitata.
Si incontrano immigrati in Metro', pochissimi nei centri commerciali, tanta immigrazione in piu' lungo i viali.
Qualcosa dovra' pur dirci, di come "accogliamo" i geni altrui.
Ergo, se la geografia ti da ragione, credo la cultura possa facilmente dimostrare il contrario.
Come ulteriore verifica, controlla quanti atleti con pool genetico misto trovi in una data gara regionale, e scoprirari che in quindici anni i numeri si sono spostati di POCHISSIMO, se si son spostati del tutto, mentre i numeri relativi all'immigrazione sono saliti vertiginosamente (come per il resto d'europa, per altro).
Fiona May e' Inglese, Andrew Howe Americano; entrambi italiani d'adozione, non di nascita.
La sindrome della torre di cristallo non e' solo nostra, ma l'abbiamo anche noi.

Per quanto riguarda i risultati, Ale, sai tu come so io che se si passa un inverno a caricare duro, non e' la stagione immediatamente successiva quella che vedra' il maggior giovamento, ma quella dopo.
Almeno, per ME, funziono' cosi': record di 400 ed 800 metri a testimonianza del buon lavoro svolto due inverni prima, pagante anche dopo un intero inverno di stop (non per infortunio).
220 km di lavoro settimanale, dici?
E quanta gente conosci che corra 800-1500 che li faccia?
Un ora di corsa per 14 allenamenti settimanali fa 210 km ( e non vedo quale caratteristica del miler una cosa del genere alleni, salvo uno sproposito di potenza aerobica, a scapito di tutto il resto).
Come infili lavori di ripetute o ritmi, quei numeri scendono per forza, anziche' salire (per il "miler", chiaro).
Se QUELLO e' l'overtraining a cui ti riferisci, penso di poter essere d'accordo con te.
Ricordo che non so piu' quale keniano da 3'29 sui 1500 si sparava TRE 1500 da 3'45" in allenamento.
Tre, non trenta...
All'apice del mio carico (da junior), non superavo gli 80km settimanali, d'inverno, ed era tanta roba anche quella (8x1000, 10km di medio, 1h20" di corsa, etc.).
Sara' che non ne capisco una cippa, ma allora come oggi, non vedo crescere la QUANTITA' di ripetute oltre un certo limite, quanto la VELOCITA' di percorrenza, per migliorare le prestazioni...

Lele

Anonimo ha detto...

FACCIO PRESENTE CHE LA MAY PRIMA DI ARRIVARE IN ITALIA VALEVA 6.70
HOWE è UN ATLETA ITALIANO A TUTTI GLI EFFETTI
IL MOVIMENTO DEI SALTI IN ESTENSIONE è IN COSTANTE CRESCITA
BASTA VEDERE LE GRADUATORIE GIOVANILI
CIAO CHICCO

Anonimo ha detto...

L'MTV Culture c'e' in tutta europa e in tutto il mondo occidentale, sicuramente meno nei paesi dell'est europa, ma anche loro ci stanno dando dentro per recuperare. Per quanto riguarda il razzismo non vedo tutta questa differenza tra l'Italia e altri paesi europei e così pure per l'immigrazione, se non che l'Italia è più vicina rispetto ad altri paesi e quindi è la destinazione preferita dai clandestini. Nei centri commerciali di immigrati ne trovi molti, moltissimi, fatti un giro all'Auchan di Vimodrone e anche loro in quanto a MTV Culture stanno cercando di integrarsi con tutte le forze. Probabilmente perchè è l'unico vero modo di integrarsi nella nostra società.
Per quanto riguarda i km in allenamento basta prendere una qualsiasi tabella di allenamento di un mezzofondista (da 1500/5000) di livello internazionale e fare il conto. In rete ad esempio si trovano facilmente le tabelle dei portoghesi e di qualche keniano. Come dice Zumba non arrivano a 200km per evitare l'overtraining ma arrivano a poco meno, ovviamente in INVERNO. I 3x1500 sono lavori estivi di sintesi, non esclusivi. Quante volte ho sentito raccontare di lavori 15x300m con 1' di recupero effettuati a Saint Moritz da keniani in agosto.
Noi non professionisti, allenandoci la meta' delle volte, arriviamo infatti a fare poco piu' della meta' dei loro km.
Per quanto riguarda la tecnica di corsa credo sia molto importante per il mezzofondista veloce, pero' va considerato che, come scriveva Zumba, avendo a disposizione pochi allenamenti settimanali sacrificare la corsa per esercizi di tecnica può essere controproducente. A mio parere servirebbe un periodo iniziale nella preparazione, ad esempio l'autunno, dove fare pochi km o comunque nessuna ripetuta impegnativa e inutile poichè mancano ancora le basi, ma quasi solo fondi (lunghi e medi), potenziamento e tecnica quasi tutti i giorni. Mentre trovo sbagliato eseguire esercizi di tecnica di corsa prima delle ripetute, magari in estate durante il periodo gare, quando gia' i tendini e la muscolatura sono stressati dai ritmi gara. Le basi vanno costruite in altri periodi, non a ridosso delle gare.

Il_Matto ha detto...

Auchan: prodotti con nessuna etichettatura di provenienza, sottocosto.
Ergo, qualita' inferiore.
Di immigrati ne trovi un botto anche al McDonalds.
Come in tutto il mondo dove possono comprare carne solo li'.
10x300 mt con 50" di recupero li facevo anche io, e manco troppo lenti: lavoro duro, non impossibile, essendo 3 km (4.5 se 15) di ripetute.
DEcisamente non impossibile.
Mi rimane ineluttabilmente fuori programma 220 km per un miler (NON un 5000 metrista: allenamento completamente differente.)

Ove lasciati liberi da condizionamenti pseudo-culturali (MTV e' una business venture, NON una associazione culturale a fini non lucrosi), gli immigrati trovano BEN altro da fare quotidianamente.
Fatti un giro in una Caritas di paese, e poi mi sai dire.

Lele

Anonimo ha detto...

Al McDonald's ci trovi anche molti italiani, non e' una questione di costi. In certe "bettole" dove si mangia a buon prezzo gli immigrati non ce li vedo.
Per quanto riguarda la Caritas, per fortuna la maggioranza degli immigrati non ha bisogno di ricorrervi. E hanno BEN altro da fare come ha ben altro da fare chi lavora, chi deve mantenersi, etc. Quelli che vi ricorrono, che possono benissimo essere anche italiani, non vedo che nesso abbiano con il nostro discorso legato all'atletica. Cio' non toglie che anche loro subiscono i condizionamenti pseudo-culturali della MTV Culture, perche' ripeto e' la via piu' facile per integrarsi nella nostra societa'. Tornano al mezzofondo i 15x300 te li portavo come esempio non di un lavoro impossibile, anch'io li ho fatti e tutti li hanno fatti, ma di un lavoro con 1' di recupero che da molti tecnici italiani e' considerato un lavoro invernale.
I 220km non so da dove tu li abbia tirati fuori, Zumba forse li ha citati per portare appunto un esempio di overtraining. Cio' che e' sicuro invece e' che molti miler professionisti arrivano a 160/180km settimanali in inverno. Ripeto, cerca in rete le tabelle dei portoghesi e di qualche keniano, se vuoi ti passo io i link.