I panni altrui

Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare amministra. A ciascuno il suo. Sono una persona abbastanza superficiale che si rompe presto i coglioni ad entrare nei cavilli delle discipline. Non mi addentrerò quindi in discussioni articolate in merito a possibili alternative per le questioni singole.
Quello che vorrei fare è invece tirare le somme, dire la mia sulle linee generali della discussione.

Quando vengono prese delle decisioni, soprattutto in un un ambiente dove la scarsità (di campi, di giudici, di soldi...) è all'ordine del giorno, si deve per forza scontentare qualcuno e, talvolta, non si ha nemmeno il tempo materiale per ponderare delle giustificazioni formali per rendere noti i motivi di determinate scelte. E' sacrosanto quindi che i nostri dirigenti possano commettere degli errori sui quali bisogna cercare di calcare la mano il meno possibile, cercando di cogliere ciò che di buono c'è e passando sopra alle carenze strutturali e organizzative di chi si sobbarca un onore molto consistente spinto, tra le altre motivazioni, dalla passione per il nostro sport.
E' anche vero però che ci sono un sacco di aspetti che possono essere decisamente migliorati e, nonostante vengano elargite proposte concrete per farlo, queste non vengono quasi mai prese in considerazione. Credo quindi sia legittimo incazzarsi una minima quando, dopo aver subito l'ennesimo torto organizzativo della medesima fattispecie, si constata che l'errore non è cambiato di una virgola.
Mettendomi quindi nei panni dell'una e dell'altra parte cerco di capire come venirne fuori. Volendo esprimere un parere sulla questione credo che, dal lato della dirigenza, presupponendo che essa abbia agito in buona fede e che abbia fatto di tutto per realizzare il migliore dei mondi possibili, il problema sia possa riassumere come una mancanza di trasparenza. L'opinione è che si debbano sempre giustificare dettagliatamente tutte le scelte prese per far si che, nel bene o nel male, esse vengano comprese, non necessariamente condivise, dalla controparte.
I fruitori del servizio dovrebbero invece, comprese le sopracitate motivazioni, cercare di essere quanto più accondiscendenti possibile e criticare solo in maniera costruttiva chi le decisioni le prende e con il solo obiettivo di tendere ad un miglioramento complessivo della situazione.
Da ultima analisi, spogliandomi dei panni oggettivi, secondo me si può fare decisamente meglio. Alla luce del caso concreto il CRL ha ricevuto un sacco di proposte attuabilissime da noi, da Andrea, dai cugini Hnna e non so da quante altre fonti ma, ogni anno, si ripresentano sempre gli stessi problemi. Non so se sia un problema di teste o di status-quo contingenti e sinceramente me ne fotto anche, sta di fatto che, in un'ottica dove la massimizzazione della prestazione e il benessere dei atletica e atleta sono gli obiettivi, bisogna risolvere le cose.
Aria fritta? Politichese? Io credo di sì. Chi vivrà vedrà.