giovedì, luglio 5

Storie di sport parte prima

Ieri è arrivato alla nostra casella di posta elettronica questo articolo. Racconta una storia davvero interessante:

"L’altro giorno parlavo con un enorme canoista dai bicipiti di basalto. Leggevo lo sconforto nei suoi occhi.. l’allenatore, dopo averli fatti gareggiare in 5 diverse prove la mattina, ha portato tutti i suoi atleti ad allenarsi per un paio d’ore lungo il fiume. Dopo 5 gare. Ma questa è solo una delle corbellerie di cui questo negriero si è macchiato durante l’ultimo anno. Il canoista, diamogli un nome di fantasia, Cinzia, era un atleta di rilievo nel panorama italiano, potendo vantare alcuni titoli under-23 nelle prove di velocità (500 e 1000 m). Orbene, il suo allenatore, che per comodità chiameremo Fra’ Castoro, ha deciso di fargli provare la maratona e ha stravolto il programma di allenamento, convertendolo in un fondista, da velocista qual’era. Risultato netto: Cinzia ora va piano, sia in velocità, dove prende epocali scoppole da canoisti che l’anno prima si mangiava, sia nella maratona, dove però si difende meglio, avendo reclutato una quantità abnorme di fibre resistenti durante l’inverno.
Parlando con Cinzia gli ho consigliato di cambiare allenatore ma lui mi ha dipinto un panorama sconfortante, dove la maggior parte dei tecnici ha seguito per corrispondenza un corso di formazione con ridicolo esame finale, e dove qualcuno di un po’ più competente allena le squadre militari in quel di Napoli.
Così, con 14 allenamenti settimanali, il nostro eroe non sa cosa scegliere, se investire tutto nello sport ed allontanarsi di 800 km da casa per inseguire i suoi sogni di gloria o appendere la canoa al chiodo, il che la renderebbe irrimediabilmente inutilizzabile, e dedicarsi con maggiore profitto agli studi.
Oppure continuare a barcamenarsi con Frà Castoro, un allenatore incompetente fino al dolo.
Purtroppo lo sport è pieno di storie come questa in cui il titolo di tecnico si ottiene sostenendo un esame assolutamente non idoneo e la preparazione è frutto di esperienza pregressa e si irrobustisce con la volontà di molti allenatori seri di aggiornarsi e studiare. Purtroppo tanti casi ci sono anche nell’atletica, un amico che sia allena in quel del XXV aprile mi raccontava, ad esempio, che, pur essendo quattrocentista, non ha mai fatto un lavoro di velocità durante la preparazione invernale ne indossato le scarpette chiodate.
Sarebbe necessario un cambiamento, perché gli sforzi degli atleti siano supportati sempre da tecnici preparati, come capita fortunatamente a noi.
Come cambiare?

Robbie

Direi che non ci sia bisogno di aggiungere altro, a voi i commenti.
Notte a tutti,
Tonic Team
p.s.: nella sezione l'altra metà della mela due scatti by Zumba davvero notevoli

27 commenti:

Anonimo ha detto...

Assurdo....fa dispiacere sentire storie del genere....
LA cosa fondamentale resta sempre parlare, confrontarsi e al limite litigare con l'allenatore per far valere le proprie ragioni!

Trovo davvero allucinante l'incapacità di certi allenatori di rovinare i propri atleti, magari applicando allenamenti standardizzati imparati a chissà quale corso....Non parliamo poi di quelli che insistono nell'errore...

La capacità di dialogare, di ascoltare, di capire e di mettersi in discussione, è necessaria tanto per l'atleta quanto per il coach!

Bella

Lo

Anonimo ha detto...

Come cambiare?

bella domanda!

penso sia come trovare l'araba fenice!

Come cambiare un "parco" allenatori
in cui il 90% ha seguito i famosi (e ridicoli) corsi allenatori.
Corsi in cui in una settimana (nella migliore delle ipotesi) cercano di farti assimilare nozioni di:
biologia
fisiologia
biomeccanica
anatomia
tecnica dell'allenamento.

Per non parlare delle agghiaccianti lezioni su come allenare i pargoli!!!!!!

Teoricamente ci dovrebbero essere i laureati in scienze moRtorie.....ma anche su questo capitolo è meglio glissare(non basterebbe lo spazio, e risulterei quasi più polemico di cello)

Ci troviamo in una situazione in cui (partendo da una visione macroscopica) ogni federazione sportiva pensa di utilizzare le migliori e più produttive metodologie di allenamento.

conseguenza:
non si guardano attorno, vanno avanti con il paraocchi.
Non si rendono conto che osservando e condividendo le esperienze(una sorta di "consorzio" delle federazioni)potrebbe portare ad una crescita formativa!
(giusto per capirsi, come in piccolo succede tra salto con l'asta e ginnastica artistica)

Per non parlare dei giochini di potere fatti all'interno delle stesse.
giochini che tagliano le gambe a meritevoli allenatori (ci sono!!)che, nonostante tutto , continuano ad operare con PASSIONE VERA!.
Giochini fatti il più delle volte per motivi economici (è una guerra tra poveri.)
Personaggi laidi che si scannano per quattro lire o per una carica dirigenziale.

Analizzando il problema all'interno delle singole società, il quadro non migliora.
Gli (D)istruttori vanno ottusamente avanti per la loro strada, aggrappati a poche e confuse idee(utilizzando tecniche di allenamento il pù delle volte datate, ed imparate stile criceto)

Troppa fatica porsi domande sul proprio operato
troppo disonore chiedere ad altri,
da pazzi mettere in discussione metodologie di allenamento obsolete (la scusa è:"ma si è sempre fatto così").

Il confronto, la collaborazione....sono utopie

ogniuno pensa di essere er mejo!

Basterebbe avere un poco di UMILTA'
e voglia di confrontarsi, per imparare.
imparare veramente, avere coscienza del perchè si sta facendo
un determinato tipo di lavoro, avere un obiettivo concreto e relistico da poter raggiungere.
PIANIFICARE il lavoro e quando si commette un errore, se necessario tornare sui propri passi(è umano sbagliare), per ricominciare con più impegno e determinazione di prima.

Bisogna ripartire dalle piccole realtà,bisogna che gi istruttori riscoprano la passione di Allenare

Deve essere più di un semplice hobby, altrimenti datti al modellismo che almeno non fai danni!

Allo stato attuale delle cose vige la legge della giungla....il più forte emerge..... ma non necessariamente perche si è allenato bene!

Anonimo ha detto...

anonimo ti quoto in pieno...certi allenatori sono dannosi come il colera!

Claudio

Anonimo ha detto...

chiedo scusa mi sono dimenticato di firmarmi.

Emanuele

Anonimo ha detto...

sicuramente fare l'allenatore non può essere un hobby, nel senso dilettantistico del termine.

ma concretamente dove saltano fuori i soldi per formare allenatori a tutto tondo (e magari anche per stipendiarli, se l'allenatore diventa tale per professione)?

Le società, parlo dell'atletica, sono per la maggior parte "povere" e possono offrire solo rimborsi spese ad atleti e tecnici, andando spesso in perdita. si supportano quindi su una comune passione: di chi ci mette il sordarello e di chi passa i suoi pomeriggi (con sole, vento, neve, afa, pioggia..) a guardare gli atleti, per la maggior parte brocchi (me in primis), correre, saltare e lanciare.

ovviamente i tecnici preparati ci sono e ne conosciamo qualcuno ma non può essere frutto del caso potercisi allenare.

riassumendo. ci vorrebbe una maggiore "professionalità" nella preparazione, in modo da innalzare il livello medio, ma tale aumento di competenze come si supporta? e come se ne creano le condizione di fattibilità?

umiltà e voglia di aggiornarsi sono precondizioni senza le quali il discorso non si apre neppure.
ma basta la voglia di confrontarsi?

robbie

Anonimo ha detto...

Penso che fare l'allenatore, o comunque l'insegnante sia uno dei lavori più difficili.
Anzi non lo chiamerei lavoro ne hobby ma Arte.
Si parla di arte della maieutica(socrate), ovvero arte di tirare fuori(non il pisello come penserebbe cello).
in questo caso, tirare fuori il potenziale di una persona.

quindi, essere un vero artista, ovvero un Buon allenatore, non è assolutamente facile.
magari non lo si può nemmeno diventare(bisogna esserci portati....come dopotutto per qualunque cosa).

E' ovvio che di errori nell'insegnamento, se ne fanno tanti.
L'esperienza accumulata , serve non tanto a non fare più errori, ma farne di meno.
Una frase che mi è rimasta dentro nel corso dei miei studi, è :

"cerca di sbagliare il meno possibile, e cerca di non reiterare gli stessi errori, affrontando il problema da angolazioni differenti".

Capisci? è una frase bellissima! non dice NON DEVI SBAGLIARE, ma solo che se ti dovesse succedere di sbagliare, guarda il tuo operato(umiltà) e analizzalo (studio e confronto).

Il discorso di aggiornarsi e di confrontarsi, è (a mio modesto avviso)la condizione essenziale a migliorare il "parco" allenatori!
I piccioli, per quanto riguarda la mia esperienza, non fanno migliorare la situazione.
e' vero , con loro puoi avere attrezzature e impianti migliori, quindi condizioni di lavoro ottimali, ma è un poco come avere in mano una F1 e non sapere nemmeno come accenderla.

Giustamente hai detto:
ma concretamente dove saltano fuori i soldi per formare allenatori a tutto tondo (e magari anche per stipendiarli, se l'allenatore diventa tale per professione)?

Ti rispondo:

Se la persona presa in considerazione vuole fare l'allenatore professionista, mi auguro che si sia fatto il corso di studi universitario, con relative specializzazioni (è il minimo che chiedo per un PROFESSIONISTA)
Conseguentemente non è la società a doverlo formare.
Per quanto riguarda lo stipendio,
se la persona è realmente un professionista, non si limiterà ad operare in piccole realtà(lo farà anche), ma ne cercherà di grosse dove poter fare carriera, ed essere pagato per quello che vale veramente(ovviamente anche dove poter trovare materiale umano BUONO su cui lavorare).
Non penso proprio che si metta ad allenare una pippa galattica come me.
Se invece parliamo di un non-professionista(quindi una persona con già un lavoro), mi ricollego al discorso precedente sull' humilitas.

E' ovvio che le piccole realtà si basino sul "volontariato"
(Ma non perchè volontari sono necessariamente meno bravi!),la stessa croce bianca è tenuta in piedi da volontari....non che la cosa sia giusta, ma purtroppo questa è una realtà che mooolto difficilmente si potrà cambiare (utopia).

Parliamoci chiaro, le motivazioni di un allenatore, non devono essere basate sul riscontro economico.
non è che foraggiandoli maggirmente questi siano più incetivati a dare il meglio di se.

La soddisfazione di un allenatore è :intuire il potenziale di una persona e cercare di svilupparlo completamente.

Anonimo ha detto...

sono "quasi" totalmente d'accordo con Emanuele.
Mi sorge un dubbio, colui che scrive "noi fortunatemente abbiamo buoni allenatori" non si allena a Cernusco vero??

Anonimo ha detto...

chiunque abbia fatto l'ultimo commento o non ha mai messo piede a cernusco , o forse non ha mai aperto le classifiche regionali/italiane degli ultimi dieci e più anni...quindi direi che è il caso che si informi prima di sparare sentenze...buona giornata tonici!
bacio Fra

Anonimo ha detto...

Sottoscrivo quella che ha postato la Francy!!
BaciBaci
*Silvia*

Anonimo ha detto...

volevo assolutamente precisare che nei miei post, non c'è NESSUN RIFERIMENTO AL CAMPO DI CERNUSCO!!!!!!!!!!!!!!!!!!.

E' solo un discorso molto generale!

Anzi colgo l'occasione per ringraziare i dirigenti che mi permettono di allenarmi, pur non essendo ancora (nuovamente) tesserato(e pur non avendo ancora pagato la quota....il 19 ho la visita e poi, come accordato con Vinci, sarò ufficialmente della Prosesto....aggiungerei x vostra sfortuna)

Emanuele

Anonimo ha detto...

infatti, il discorso è in generale, poi ogni realtà ha cose che funzionano meglio e cose che funzionano peggio, anni che girano bene e anni che girano male, atleti forti che nascono qua e la per l'italia e vanno coltivati e atleti brocchi che bisogna sopportare e supportare anche se polemici e scassacazzo.
ma il sistema ha bisogno di qualche modifica, lo sport in italia funziona perchè sovvenzionato. non conosco la ricetta, ma sicuramente uno dei problemi è la preparazione dei tecnici. poi ci sono gli impianti, la visibilità, i finanziamenti, il monopolio del calcio.. ce ne sono di problemi.
ma argomenti tabù non esistono, si può parlare di tutto, si deve farlo. con educazione. come diceva il buon oscar "le domande non sono mai indiscrete. a volte lo sono le risposte". robbie

Il_Matto ha detto...

Due cose mi balzano all'occhio, tra post e repliche:
La prima e' che "Cinzia" si fa un culo enorme.
14 volte a settimana e' tanto piu' di quanto io non abbia mai visto qualcuno allenarsi (ho letto delle 21 di keniani e cinesi, ma tant'e').
Questo presuppone che vi sia una forza di volonta' notevolissima da parte dell'atleta.
Dotato di cotanto prerequisito, trovo solo che ovvio che si possa PERMETTERE di criticare la direzione di preparazione che il suo allenatore gli ha suggerito (od imposto. difficile entrare nel merito, a mio avviso. Immagino cinzia sia maggiorenne, ergo in grado di confrontarsi e far valere la sua opinione in maniera valida con chicchessia.).
Io non sono mai arrivato a tanto, nemmeno nel mio hay-day, e la mia determinazione era ben inferiore.
Vincevo e perdevo CON il mio allenatore, meriti e demeriti condivisi. Non sono mai stato in grado di muovere a lui una qualsivoglia critica (quelle le ho sempre riservate a me stesso, alla mia interpretazione tattica di una gara, alla mia voglia di soffrire nei momenti chiave, etc.), ma ho potuto certamente ringraziarlo per i risultati che mi ha permesso d'ottenere tramite metodi tutt'altro che schiavisti.
Quei metodi di allenamento furono al tempo oggetto di seminari e discussioni tra allenatori del mezzofondo regionale, testimonianza del fatto che un confronto tra tecnici esiste, e che qualcuno e' piu' bravo, intelligente, sensibile o creativo degli altri, ed a ragione sale in cattedra, mentre i meno ferrati ascoltano.

La seconda cosa che mi lascia pensieroso e' che "Cinzia" si fa un culo ABnorme.
Ora, supposto il ragazzo abbia 23 anni, quattordici allenamenti a settimana SPACCANO qualunque fisico.
Posso capire una fase di preparazione intensissima (ritiro, che dir si voglia), non comprendo, oberato dalla mia ignoranza, come si possa pensare di durare anche solo un inverno a quei ritmi senza incorrere in seri problemi psico-fisiologici (doping di vario tipo a parte), specie ad una eta' che certo non rappresenta la maturita' di un atleta (suppongo che vincendo titoli under-23 fosse GIA' sotto simili regimi d'allenamento).
Credo che questo atteggiamento nei confronti del proprio corpo sottolinei una difficolta' nell'accettare i propri limiti, o quelli dell'atleta, per quel che sono.
In altre parole: un atleta di talento, in qualsisasi disciplina sportiva, arrivera' certamente ad un limite per spingersi oltre il quale l'allenamento dovra' crescere esponenzialmente per portare a miglioramenti lineari.
Mi domando solo se l'aver iniziato troppo presto con tali regimi non sia la prima, e vera causa del "botto" di "Cinzia".
Una forma di "doping" non farmaceutico che maschera per qualche tempo (particolarmente nell'eta' dello sviluppo) i reali limiti del talento della persona, ma che presto lascia poco o nessun margine per migliorarsi.
Almeno nel mezzofondo, quello dell'atletica, di esempi simili ne conosco a sufficienza, e qualcuno degli allenatori che praticano tali forme di allenamento su giovanissimi e' rinomato -ed evitato dai piu'- a sufficienza.

Chiudendo, starei estremamente attento a trarre conclusioni generali sul valore dei TECNICI da un caso MOLTO particolare come quello di "Cinzia".
In special modo visto che non ho mai avuto dedizione o palle a sufficienza da provare 14 allenamenti settimanali per anni, in modo da capire appieno quale panorama psico-fisico questi inducano, per quanto possa immaginare che "Equilibrio" non sia una delle parole chiave coinvolte.

I miei due euroCent.

Lele

Anonimo ha detto...

Mamma mia Francesca come ti agiti, non mi sembrava una sentenza, se avessi voluto sparare sentenze lo avrei fatto, proprio guardando le graduatorie (che conosco benissimo) e valutando i "grandi progressi" fatti da atleti che li si allenano da un anno all'altro.

Anonimo ha detto...

facile "mascherarsi" e sentenziare dietro un "anonimo"...
cmq condivido appieno i pensieri di lele e credo che l'over training a 23 anni sia davvero eccessivo, soprattutto perchè lo sport ad alti livelli rimane cmq una parentesi della vita e andrebbe ricordata come un piacevole periodo, non sicuramente come seme di frustrazione.
baci
Fra

Anonimo ha detto...

questo non è il luogo dove mettere alla gogna tizio o caio. ogni atleta è in grado di discutere col proprio allenatore sulla metodologia di allenamento seguita senza che al resto del mondo la cosa debba interessare. ci si può far delle idee sulle qualità personali e tecniche di chiunque, è ovvio, ma se è una critica che si vuole fare, allora è bene farla di persona.
qui il discorso era generale, approfittare per dar voce alle proprie animosità è un esercizio facile ma poco costruttivo.

sono d'accordo con lele sul discutere, confrontarsi e condividere oneri e onori.
ma a parte la visione romantica la domanda era:
come avere la ragionevole certezza che i tecnici siano preparati, non in base all'aleatoria (nel senso probabilistico del termine) volontà di essere aggiornati, ma in base alla sistematica necessità di esserlo dettata da esami, crediti, corsi un po' più seri di quelli che sappiamo sono necessari per diventare tecnici.

anche se è molto probabile che il problema non si risolve con un esame. e infatti ci si chiedeva come.
robbie

Il_Matto ha detto...

Robbie, non e' possibile, semplicemente.
Nella mia esperienza, il tecnico e l'atleta non sono due entita' separate, ma un binomio inscindibile.
Nel totalone (risultati ottenuti) c'e' da includere le due intelligenze personali, la preparazione e dedizione di entrambi, la qualita' del rapporto psicologico e fiduciario tra ambo le parti, ed a mio avviso solo in ultimo -per importanza- la quantita' e qualita' degli allenamenti svolti.
In altre parole, non vi sono, ne' possono essere, CERTEZZE.
Un tecnico preparatissimo, con un atleta sregolato nella vita privata difficilmente otterra' e fara' ottenere risultati eccellenti.

Solo quando la "chimica" delle due persone si incontra, allora c'e' la reale possibilita' di eccellere.

La mia perplessita' riguardo a "Cinzia" e' proprio riferita a questo: per arrivare ad allenarsi tanto, indipendentemente dalla metodologia, "Cinzia" ed il suo tecnico questo rapporto "idilliaco" l'avevano, oppure "Cinzia" e' un masochista con bisogni (s)latenti d'essere dominato, ed ha comunque trovato il paio perfetto nel suo allenatore.

"Cinzia" non ha vinto da se', ha vinto grazie al suo allenatore.
Ora, mi par un filo troppo comodo ed affrettato far passare per coglione lo stesso personaggio che fino all'anno scorso gli ha dato la possibilita' (se in maniera "giusta" o "sbagliata" non posso dirlo) di ottenere risultati di spicco.

Detto molto in soldoni: non mi piace, ne' mi e' mai piaciuta, quest'idea che se si vince e' l'atleta ad esser bravo, se si perde il cretino e' l'allenatore.

A me piace pensare che il MIO lavoro e' far fatica, in silenzio (e quando cazzo mai, che chiacchero nelle ripetute lattacide...) ed umilta', mentre il lavoro del mio allenatore e' ottimizzare in tutta tranquillita' la mia spesa d'energie.
Per principio mi fido.
Se critiche porto, cerco di farlo con assoluto rispetto, con spirito di onesta apertura, altrimenti, se il rispetto e la fiducia vengon meno - nel mio caso cio' potrebbe essere solo per questioni umane, vista la mia inettitudine tecnica- tanto vale cambiare allenatore, o sport.

Il problema della certificazione e' universale.
Chi mi garantisce che un laureato valga il pezzo di carta che si porta in giro?
E soprattutto, ad un laureato in una particolare disciplina, non tutti i possibili posti di lavoro andranno a pennello.
Una persona ben preparata, nella situazione ideale, dara' il meglio.
Ogni altra combinazione e' destinata a sottoperformare.
Con la discussione sulle eventuali micro-responsabilita' analoga a quella sul sesso degli angeli, a mio avviso.

Lele

Cello ha detto...

Lele io non sono d'accordo. Che il rapporto tra allenatore ed atleta debba essere di completa fiducia è necessario ma non prescinde l'assenza di una programmazione precisa e puntuale di obiettivi, periodizzazioni, cicli, sedute ed esercizi.
Il discorso "se vinci è merito tuo se perdi l'allenatore è un coglione " è argomentato con tesi che non stanno in piedi. Under-23 significa che il ragazzo non ha ancora finito di crescere. Nelle categorie giovanili sono le doti personali a farti fare i risultati: da giovani è facile migliorarsi in quanto si sta crescendo. In questa fase un allenatore capace non è fondamentale, lo è invece quando lo sviluppo finisce e l'allenamento (con programmazione annessa) inizia a fare la differenza. A questo punto ci si riallaccia al discorso di Robbie: quanti allenatori, quando il loro ruolo diventa determinante (categoria assoluta), sono in grado di sopperire la crescita fisica dell'atleta con dei programmi struttarati e coerenti in grado di fargli fare la differenza? Dal mio modesto punto di vista davvero pochi. Motivi? me ne vengono in mente a bizzeffe ma cito solo l'umiltà e la scarsa preparazione. Soluzioni? Maggior confronto, condivisione dei programmi, corsi più strutturati.
Bella.

Anonimo ha detto...

un piccolo consiglio da parte di uno dei tanto vituperati allenatori-
valutare il coach è corretto ma come?
innanzitutto chiedetevi anche se le vostre conoscenze sono adeguate alla bisogna
comunqu(e non voglio tener conto del risultato, al conseguimento del quale concorrono troppi altri fattori):
esistono dei piani di lavoro a medio e lungo termine?
i piani di lavoro si ripetono ogni anno?
i piani di lavoro sono diversificati per ogni atleta del gruppo?
la quantità prevale sulla qualità e sulla tecnica?
il feedback coach/atleta/coach è reale o fittizio?
l'allenamento giornaliero viene
modificato in funzione delle sensazioni del momento o deve essere finito a tutti i costi?
quanto il vostro allenatore parla sul campo ed in gara con gli altri tecnici presenti?
poi magari me ne verrà in mente qualcun'altra
intanto accontentatevi
spero di avervi dato un contributo
valido se non lo pensate tenete conto che in fondo non ho la laurea in scienze motorie e che sono un po un maneggione dell'atletica
ciao chicco

Il_Matto ha detto...

Appunto Cello.
In fase di sviluppo, fai 14 allenamenti a settimana?
Se l'hai scelto consapevolmente, allora SAI cosa stai facendo a te stesso.
Se non sei stato in grado di dire no, o sei un debole (fa ben poco il paio con il culo che ti devi voler fare, con la determinazione che serve a farsene uno simile, ma passi...), o sei un ignorante (in senso etimologicamente stretto).
Se sei ignorante, che confronto puo ' mai esserci con un allenatore, che piu' preparato e', meno riesce a comunicarti quel che deve?
Umano, forse, certo non tecnico.
Ed a parte questo, mi pare che l'allenatore di questo personaggio proprio sega non sia, in termini di capacita' di preparare, visti i risultati precedenti.
Forse esagera con le quantita'?
Ripeto, responsabilita' solo sua?
O anche dell'atleta che ha dei limiti e decide di superarli ricorrendo al sovra-allenamento precoce?
Conosci la storia di Gaetano Erba, siepista italiano degli '80?
Talentuoso, indubbiamente, dato che fece un record del mondo ('79)dei 2000 siepi (5'27", 2'43"5 al mille con le siepi...)juniores, a soli 18 anni dunque.
Sviluppo?
Io non credo.
Evito di esprimere giudizi a riguardo, basti dire che non si ripete' per nulla da Senior, e smise prestissimo (23 anni, se non vado errato).
Ho almeno una decina di nomi e storie analoghe (gente da 1'51" sugli 800 da allievo, o da 8'22" sui 3000 con 1'12" sull'ultimo 500...), di cui ho conoscenza diretta dei carichi di lavoro.
Non e' sviluppo, Cello.
E' allenarsi come un 28enne con dieci-dodici anni di anticipo.
Quando sei troppo piccolo, non hai i mezzi per scegliere.
Ma quando lo fai da anni, e sei ben maggiorenne?
E' ancora solo responsabilita' esterna?
Ribadisco il mio NO categorico.

Lele

Anonimo ha detto...

E' da 4 anni che insegno nelle elementari ( ed altrettanti in cui insegno ginnastica ,pallacanestro..)
quella che vi faccio vedere è una bozza (un idea, una guida) di programmazione GENERALE che utilizzo x le elementari.

X generale , intendo "spalmata" lungo il corso dell'anno.
Partendo da questo BLOCCO PRINCIPALE, poi passo a programmare i sottoinsiemi, fino ad arrivare alla programmazione della singola lezione.

Programmare, e' una rottura di coglioni galattica, nel senso che è un continuo arrovellarsi il cervello su ragionamenti del tipo:
"ma a questo punto dell'anno, vista la risposta dei bambini,sarà giusto fare quello che mi sono preposto?" risposta SI (bene continuo sulla mia strada) NO (cazzo devo rivedere parte della programmazione).

Quindi

se la programmazione è così importante per un lavoro fatto alle elementeri ( dove magari i bambini preferirebbero correre dietro ad un pallone) perchè non dovrebbe esserlo in qualunque altro sport (fatto a basso, medio o alto livello)?

LO scheletro è questo, poi tutte le (chiamiamole) sottoprogrammazioni, subiranno le variazioni necessarie (ed inevitabili).

Provate a fare una programmazione a lungo termine, e vi accorgerete di quello che volglio dire(è anche un modo per mettersi alla prova e vedere se si può essere portati x l'insegnamento o più per la numismatica).

PER RISPONDERE A LELE:

Il numero di allenamenti settimanali , influisce relativamente poco su sovrallenamento.
quello che influisce, è la qualità, ovvero quello che faccio all'interno della seduta.
Ci sono ragazzini/ine che si allenano tutti giorni( per un certo periodo lo ho fatto anche io dai dieci ai tredici anni) e non sanno nemmeno cosa sia il sovraffaticamento(hanno sicuramente altri ti pi di problemi).
Quello che voglio dire è che per sovrallenarsi, basterebbero anche "solo" 7 allenamenti fatti alla cazzo.
il numero di allenamenti di cinzia,
dipende dalla sua disponibilità, dalla voglia e da quello a cui punta arrivare.
La qualità non dipende da lui ma dal suo distruttore.


il fatto di ottenere strepitosi risultati in tenera età, mai più ripetuti successivamente,non vuol dire necessariamente che ci si trovi di fronte ad un sovrallenamento precoce(è anche probabile, bisogna vedere e valutare la situazione). Può anche benissimo essere che quel ragazzo ha raggiunto il suo "top" molto presto e che poi ,si sia fermato a quel livello( perchè è mamma natura ad averlo geneticamente deciso).
Esasperando l'esempio, è come quando alle elementari avevi in classe compagni molto più alti di te.Con il passare del tempo, ti sei poi accorto di averli raggiunti e magari anche superati, mentre loro, non sono più cresciuti.

(NON E' CERTO IL CASO DELLA MARMOTTINA.....LEI ERA , ED E' RIMASTA UN SUGHERO:):):) )

BAsta vaneggiamenti, beccatevi sta spataffiata!!

TIE':
Obiettivi Didattici
· Strutturare e consolidare gli schemi motori e posturali di base
Camminare, correre, andare in quadrupedia, arrampicarsi, strisciare, scivolare, afferrare, lanciare…

· Strutturare ed arricchire la percezione spazio temporale:
Prima, dopo, contemporaneamente
Velocemente, lentamente, riconoscer e e riprodurre un ritmo semplice d una sequenza ritmica.
Dentro, fuori, sopra, sotto, attraverso

· Sviluppare e consolidare il concetto di lateralità:
Riconoscere la destra e la sinistra su di sé ed in proiezione sulle cose e sugli gli altri.

· Sviluppare la capacità di elaborare le esperienze e di metterle in relazione tra di loro.
· Strutturare e consolidare lo schema corporeo
Nominare e riconoscere le parti del corpo su di sé e sugli altri
Riprodurre posture e movimenti visti o spiegati
Percepire lo spazio occupato dal proprio corpo ed agire di conseguenza
Il proprio corpo che interagisce correttamente con le cose e con gli altri
· Irrobustire i muscoli e migliorare le capacità organiche
Forza muscolare e resistenza alla fatica

Obiettivi educativi sociali
Imparare a muoversi correttamente nell’ambiente della palestra, rispettando soprattutto gli spazi di lavoro comuni.
Imparare ad accettare e condividere regole di comportamento.
Imparare ad utilizzare correttamente il materiale evitando che si rompa o che possa causare danno ai compagni ( soprattutto in funzione del metodo che prevede la libera esplorazione).

Obiettivi intellettivi
Imparare ad ascoltare ed osservare
Imparare a memorizzare brevi e semplici istruzioni
Imparare ad imitare correttamente un movimento fatto visto
Abituarsi a ricordare regole, brevi sequenze motorie, istruzioni.

Obiettivi emotivi ed affettivi
Affrontare le attività motorie con serenità, curiosità, desiderio di imparare e non come momento esclusivamente ludico o di sfogo.
Favorire l’autostima attraverso esperienze gratificanti.
Favorire l’autocontrollo attraverso il rispetto delle regole di convivenza
Favorire la socialità attraverso esperienze di collaborazione

Obiettivi igienico sanitari
· Imparare ad apprezzare l’attività fisica con l’auspicio che diventi un’abitudine di vita.
· Contribuire alla prevenzione di paramorfismi a carico dell’apparato scheletrico e muscolare.

Strategie
· Attività di lavoro individuale, di coppia, in piccoli gruppi, di squadra.
· Attività di manipolazione ed utilizzo di piccoli e grandi attrezzi.
· Il gioco individuale e con l’insegnante
· Attività in circuito ed a stazioni

Strumenti
· Attività generiche e multiformi del correre, saltare, lanciare, afferrare, arrampicarsi, rotolare, rovesciarsi, strisciare….
· Approccio con la ginnastica;
Capovolta avanti e indietro, ruota, verticale facilitata ed assistita.
· Giochi individuali e di squadra, lavoro a stazioni e percorsi

Metodo di lavoro
· Prescrittivo
· Libera esplorazione
· Scoperta guidata esegui liberamente ma nell'ambito delle mie disposizioni
· Assegnazione dei compiti
· Misto

Materiale
· Piccoli attrezzi: cerchi, coni, bacchette, palloni di diverse dimensioni e consistenza, delimitatori di spazio, funicelle
· Grandi attrezzi : tappeti, scala curva, spalliera, pedana, tappettatura
· Attrezzi occasionali ( ritagli di stoffa, tubi in gommapiuma, palloni da spiaggia, elastici, salvagenti)
· Musiche: di vario genere.

Verifiche
· In itinere:
attraverso l’osservazione sistematica di comportamenti motori generici e sociali
attraverso l’osservazione di comportamenti tecnici specifici
· Sommative:
attraverso la verifica degli apprendimenti nel momento in cui avviene il cambio di unità didattiche
· Finale: saggio di fine anno

Anonimo ha detto...

Dio equino....non ho firmato...

Emanuele.

Anonimo ha detto...

quante parole.
tia

Anonimo ha detto...

beh! almeno le hai lette.....

è già qualche cosa

emanuele

Anonimo ha detto...

Scusate,ammetto di nn aver letto tutti i commenti.
Purtroppo credo che troppi pochi atleti siano abbastanza competenti x poter giudicare il proprio allenatore o di altri e questo è una nostra grave mancanza.
E purtroppo credo anche che d allenatori veramente bravi e competenti ce ne siano molto pochi e questo è ancora più grave.
E' x questo motivo che entrambe le categorie dovrebbero essere molto più umili cercando di crescere assieme come spero di aver fatto io cn il mio allenatore che era un maratoneta senza molta esperienza nei salti e grazie al confronto reciproco,tra noi e cn altri allenatori, ora è anche un buonissimo allenatore dei salti.
Io avrei tutte le carte in regola x allenare chiunque...laurea in scienze motorie,tesserino di allenatore ed esperienza sia da allenatore che da atleta ma sò bene che l università e ancora di più il corso di allenatore nn servono certo x allenare atleti d un certo livello.
Quindi..credo che la cosa più importante sia sempre(come ha detto chicco)quella di farsi molte domande e cercare le risposte cn le prestazioni o chiedendo a molta altra gente oltre che al proprio allenatore xò tenendo anche conto che l allenatore fà la differenza solo dopo i 20anni compiuti dell atleta,x' prima è solo sviluppo fisico.
Buoni allenamenti a tutti.baci.

Tia.

Anonimo ha detto...

thanks tia
mi aspettavo qualche commento in più
e comunque dubitate di chi non ha mai dubbi
ciao chicco

Anonimo ha detto...

ho riletto mattia
è tutto ok ma mi permetto una considerazione.
è vero che fino ai 20 anni la crescita dei risultati è prevalentemente dovuta allo sviluppo fisiologico, ma la maggiore "fisicità" deve essere irregimentata correttamente.
qui si gioca buona parte della reputazione dei tecnici che, attraverso l'insegnamento delle corrette tecniche di esecuzione, devono assicurare lo sviluppo armonico della prestazione.
in poche parole, se la maggior potenza, velocità, forza o quant'altro non sono supportate dall'aumento della padronanza tecnica del gesto, i risultati potrebbero addirittura peggiorare.
ovviamente sono ottenebrato dalla mia passione per le discipline di salto quindi valutate in quest'ottica
salutatemi il maratoneta scarso
chicco

Anonimo ha detto...

Sai Chicco che nn potrò mai darti torto ;-).La mia considerazione era solo x dire che i migliramenti dell atleta fino a 20anni sn come hai detto tu soprattutto merito della crescita poi il valore dell allenatore si vedrà dopo questa età sia x come ha gestito l atleta fino a quel momento e x come lo gestirà dopo.
Poi è chiaro che il discorso è sempre più complesso di ciò che si può scrivere nei commenti.
Ti saluterò quello scarso da 2ore e 21'.Baci
Tia.