sabato, luglio 14
giovedì, luglio 12
Live from Almeria
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Cello
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mercoledì, luglio 11
Lettera

Ciao ragazzi, complimenti per aver lanciato il sasso nello stagno e aver tirato fuori il problema del rapporto allenatore-atleta, un problema che forse da troppo tempo stava serpeggiando subdolamente tra gli atleti. Vorrei raccontarvi la mia vicenda personale da cui ho tratto qualche insegnamento. Quando qualche anno fa mi allenavo seriamente e con risultati "un po'" più convincenti che adesso, c'è stato un momento un po' critico in cui per una serie di motivi non si riusciva a raccogliere in gara il frutto della fatica fatta in allenamento e delle innumerevoli ore passate sul campo. Premetto che io e il mio socio (Chinni) ci allenavamo come due invasati, 7/8 allenamenti a settimana con un masochismo pari a quello del Babbo di quest'inverno, però per qualche motivo i risultati non arrivavano. A questo punto fioccavano le spiegazioni più divertenti: chi pensava che non avessimo la testa per gareggiare (dirigenti e allenatori), chi (noi atleti) si incazzava allenandosi ancora più duramente e cominciando a pensare che forse c'era qualche problema nei programmi e negli allenatori. Sicuramente quando qualcuno comincia a dirti che dopo 1200m corsi alla perfezione a un certo punto "decidi" di rallentare perchè hai smesso di crederci, qualche dubbio sul suo buonsenso ti viene...cazzo cosa sono scemo che decido di finire in 55'' anzichè in 45'' soffrendo per 10 secondi di più? chiunque capisca di mezzofondo sa che ai 300m dalla fine sei stimolato a cambiare il passo anche per far finire prima la fatica: correre l'ultimo 300 in 55 è doloroso tanto quanto correrlo in 45, solo più lungo. Se non aumenti il ritmo è solo perchè non ce la fai...non stiamo parlando di un secondo in più o in meno, dove la deconcentrazione, la paura di provarci o l'insicurezza nei tuoi mezzi può fare la differenza tra un primo e un quarto posto...
Questa dialettica, (non avete la testa / non capite un cazzo voi allenatori) è andata avanti per un po’ fino a quando, dopo l’ennesima gara sottotono (leggi “di merda”), parlandone con altri atleti e con altri tecnici siamo arrivati alla conclusione che probabilmente eravamo in uno stato patologico chiamato appunto "overtraining".
Ecco spiegato perché prima della partenza di ogni gara, mi sentivo stanco, le gambe dolenti e le pulsazioni a 180 bpm dopo ogni allungo(le contavo perchè sentivo letteralmente il cuore in gola), forse non era tensione per la paura della gara, forse c’era sotto qualcos’altro…
Come ne sono venuto fuori? Buttando via il cronometro e correndo sentendo il mio corpo, cercando di correre bene, piano o forte che fosse e poi dormendo tanto e mangiando bene…importantissime entrambe le cose…inutile dire che i risultati sono arrivati di lì a pochi mesi e sono stati di tutto rispetto.
Ma non è questo il punto…Di chi era l’errore? Dell’atleta o dell’allenatore? Ovviamente di entrambi, mancava semplicemente il feedback e la discussione costruttiva. Per discussione non intendo “no Vinch 10 volte i mille sono troppi, facciamone 8” ma “Vinch oggi non mi riesco neanche a muovere, faccio un fartlek e i 10 mille li faccio domani, anzi ne faccio 12” (la voglia di fare fatica prima di tutto...). L’atleta dovrebbe fidarsi ed essere sincero ad esprimere le proprie sensazioni e l’allenatore dovrebbe rendersi conto di chi ha davanti, se un giovane atleta immaturo che non ha voglia di fare fatica o un atleta formato che ha imparato un po’ a conoscersi. Credo che in questo contesto più che mai la comunicazione sia la soluzione per molti problemi. Il fatto che da ogni parte ci sia poi chi è convinto di avere sempre e comunque ragione (non faccio nomi…) e non accetta il dialogo, beh è tutta un’altra storia...
Per quanto riguarda la questione della qualifica di tecnici, secondo me il problema c’è ed è serio ma non riguarda tanto il dilettante quanto il professionista. È assolutamente impensabile che un patrimonio nazionale come un atleta di livello venga messo in mano ad allenatori dilettanti e poco qualificati. In Italia mancano completamente una razionalizzazione e una programmazione scientificamente valida degli allenamenti anche a livello professionistico. Almeno per quanto riguarda il mezzofondo ho visto allenatori utilizzare metodiche di allenamento obsolete e basate più sulla stregoneria che su conoscenze di scienza e fisiologia. Chiediamoci perché Spagna e Portogallo in 10 anni sono arrivati ai massimi livelli del mezzofondo e ci sono italiani che vanno a fare stage di allenamento a Lisbona…i portoghesi sono fisicamente più dotati di noi? Non credo proprio… vivono sugli altipiani? Non credo… cos’hanno in più di noi? Una programmazione scientifica a breve e a lungo termine degli allenamenti e della carriera degli atleti ed un programma “politico” a livello federale che valorizza i giovani anziché mandarli allo sbaraglio allenandoli come professionisti a 15 anni per poi stupirsi di come a 23 non riescano a rispettare le aspettative che avevano creato...
Ma soprattutto ci sono medici e fisiologi sul campo di allenamento (e non solo per il doping). A questo proposito andate a vedere quante pubblicazioni in materia di metodologia e fisiologia dell’allenamento produciamo annualmente in Italia e quante negli altri paesi europei…
Se a questo associamo il fatto che sempre più agli atleti piaccia la bella vita e la serata in discoteca e la sbronza sostituiscano spesso le otto o dieci ore di sonno, abbiamo trovato anche un’altra ragione del nostro successo a livello internazionale. A proposito sapevate che nelle ore di sonno precedenti la mezzanotte il corpo produce una quantità di GH (ormone della crescita, doping naturale) molto maggiore che nelle ore successive e che quindi 8 ore di sonno dalle 23 alle 7 sono più rigeneranti, anzi allenanti, che 10 ore dalle 2 a mezzogiorno?
Forse dipende anche da questi fattori il fatto che il record Italiano più recente nel mezzofondo in pista è del 1990 (17 anni fa…), ma non parliamo tanto delle punte, quanto del fatto i più forti mezzofondisti di adesso sarebbero quarti o quinti in graduatoria se virtualmente gareggiassero con i migliori italiani di 15anni fa. È come se la Bravo 1500tdci del 2007 non riuscisse a tenere il ritmo di una Ritmo Abarth del 1987, c’è qualcosa che non va…
Come spesso succede in Italia, il mondo va avanti e noi stiamo fermi a illuderci che i successi ottenuti dureranno per sempre…
Troppo prolisso lo so…
‘notteZumba
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Cello
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martedì, luglio 10
Storie di sport parte seconda
anno | velocità media | chilometri totali | vincitore | anno | velocità media | chilometri totali | vincitore |
1991 | 38,747 | 3.914 | Indurain | 1999 | 39,843 | 3.687 | Armstrong |
1992 | 39,504 | 3.983 | Indurain | 2000 | 39,545 | 3.662 | Armstrong |
1993 | 38,709 | 3.714 | Indurain | 2001 | 40,070 | 3.453 | Armstrong |
1994 | 38,381 | 3.978 | Indurain | 2002 | 39,909 | 3.276 | Armstrong |
1995 | 39,191 | 3.653 | Indurain | 2003 | 40,162 | 3.361 | Armstrong |
1996 | 39,235 | 3.765 | Riis | 2004 | 40,562 | 3.391 | Armstrong |
1997 | 39,237 | 3.944 | Ullrich | 2005 | 41,820 | 3.607 | Armstrong |
1998 | 39,983 | 3.875 | Pantani | 2006 | 40,587 | 3.639 | Landis |
Tabella: velocità media del vincitore del Tour de France 1991-2006 (nostra elaborazione)
- Le società fanno già questi controlli preventivi - commenta Moser - ma credo qualche volta sappiano molto di più di quanto fanno credere all'opinione pubblica. Inoltre i miei affiliati conoscono la lista delle sostanze proibite - Leggo queste parole, di candido smarrimento e ripenso alle quattro o cinque storie raccontatemi da giovani ciclisti dilettanti o da loro amici, ritiratisi dalle corse verso i 18-20 anni perché esclusi dalla propria squadra. Unica colpa non volersi uniformare agli avversari, rifiutando miopemente di perfezionare la propria preparazione con EPO o ormoni per la crescita.
- Tutti sanno che le regole, ormai da molti anni, sono più severe. Non capisco perché i miei associati non si mettono l'anima in pace -
Mistero.
Robbie
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domenica, luglio 8
07/07/2007
Una data da ricordare. Il susseguirsi di zeri e di 7 si conclude con un numero magico: 60. Finalmente il Babbo ce l'ha fatta, dopo tre bocciature e miriadi di disavventure scolastiche a calci nel culo è stato spedito fuori dalle scuole superiori senza però privarci di un'ultima perla: l'orale. Si racconta che sia stato uno spettacolo imperdibile dove la scena muta e le castronerie sono piovute a raffica, la migliore sicuramente questa:
Andre"...."
Prof di Italiano: "Dai, non ti viene in mente niente?"
Andre (pensa): "Beh, si scopava le papere chiudendogli la testa nei cassetti, si era fatto togliere due costole per farsi i pompini da solo...ma forse questo è meglio che non glielo dico..." (a voce alta) "Beh...D'annunzio...aveva un esistenza dedicata al PIACERE!"
Prof di Italiano: "Oh! Bene!...e come si chiamava la sua opera principale?" (il Piacere, appunto ndr)
Andre: "..."
Prof di Italiano: "Dai! Hai detto che aveva una vita dedicata AL PIACERE! la sua opera era IL...."
Andre: "..................."
Prof di Italiano: "Forse è meglio che passiamo a storia"
Grande soddisfazione per il Ghepardo di Vimodrone che ha avuto modo di festeggiare assieme ai suoi amichetti all'altro grande evento della giornata: il matrimonio della Elena (Lunghista della Pro Sesto allenata da Fabry). Chiaramente i tonici non potevano mancare e, chi più elegante (Andre, Robbie) chi meno (Cello, Lo e Fabione) si sono presentati puntuali. La serata è stata splendida: vinello e cibarie in abbondanza, musica, balli, canti, risate, fuochi d'artificio, Pavlov che fa corpo libero nel prato, foto, abbracci, baci sono stati gli ingredienti per sfornare ore di divertimento puro. Ciliegina sulla torta il lancio della giarrettiera dove il Babbo, come da tradizione, ha atteso l'indumento assieme agli altri ma con la "cravatta inguinale" messa in bella mostra (la Elena gli aveva chiesto di non correre nudo e lui l'ha fatto: si è spogliato ma è stato fermissimo!). A nome di tutti quindi ringraziamo la splendida coppia per averci dato la possibilità di prendere parte alla cerimonia, ancora congratulazioni e buon viaggio di nozze.
Mentre gli altri gozzovigliavano in quel di Montello Andy e il Conc hanno preso parte alla prima giornata dei Campionati Regionali Assoluti in programma a Busto Arsizio. Purtroppo i risultati non sono dei migliori: per il Facocero, di ritorno da una settimana di montagna con l'uni, 42,94m nel disco ("però mi rifà un po' male la gamba... porca puttana..."), mentre il Conc deve accontentarsi di un 50''90 nei 400m che lascia dell'amaro in bocca. Da segnalare il risultato della sempre più accreditata Chiara Varisco (classe 1989) che, nei 400m, ha abbassato ancora il suo personale fermando il cronometro a 55''64.
p.s.: le sezioni Fotografa il Tonico e l'altra metà della mela sono state impreziosite con nuove perle, non perdetevele!
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Cello
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